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avvertimento. 289

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu{{padleft:307|3|0]]E in quanto ai primi, non corroborati da altra autorità che dell’essere stati rinvenuti, di mano del Viviani, fra le carte dell’abate Panzanini suo nipote[1], siaci permesso di crederli, anziché di Galileo, fattura del suo figliuolo Vincenzo, che di siffatte rime compose interi volumi.

Quanto poi ai Sonetti e ai Madrigali pubblicati dal Sig. Corazzini dietro la semplice indicazione del nome secco secco di Galileo che hanno in testa in un Codice miscellaneo della Magliabechiana; oltre che tutto in essi, argomento, concetti, lingua e stile, esclude a parer nostro persino il dubbio che possano esser suoi, anche emendati di quegli errori che sono incorsi nella stampa[2], e si richiegga molto minor sagacia per rifiutarli di quella che già fosse mestieri al Giordani per giudicare aprocrifa la famosa lettera al Renieri[3], tanto che la descrizione del Codice stesso nel quale son contenuti si termina colla seguente avvertenza, che sembra essere passata inavvertita dall’editore: Non so se siano di sua composizione; oltre tutte queste cose, diciamo, portan seco un testimonio, che solo poteva bastare a metterlo in diffidenza; ed è un altro Madrigale, che pur sotto il nome di Galileo tien dietro nel Codice agli altri quattro, e che il Sig. Corazzini ha pretermesso; il qual dichiara come sul picciol Reno fosse il teatro degli amori ivi cantati, e lascia facilmente imaginare quella essere fattura di un umil rimatore bolognese, il quale non pensò certo d’avere un giorno a ricevere così superbo battesimo.

Le quali cose dove fossero state avvertite dal giovine editore, non può dubitarsi ch’egli sarebe andato più ritenuto nelle sue affermazioni, e non avrebbe, in causa di questi poveri versi,

  1. Ecco le parole del Salvini: «Io ho veduto tre suoi Sonetti (di Galileo) scritti di mano del Viviani appresso il nominato suo nipote (il Panzanini), i quali essendo parto di sì gran mente, mi concederà la gloria il benigno Lettore, ch’io gli esponga il primo alla pubblica luce».
  2. Come, a cagion d’esempio, elle invece di ella nel secondo verso della prima terzina del primo Sonetto, onde il susseguente errore per quella rima sbagliata; e voi invece di via nel quarto verso della seconda quartina del secondo Sonetto.
  3. Vedasi il Tomo VII della presente edizione a pag. 40.

Galileo Galilei. — T. XV.

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