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V. Da parecchie memorie francesi citate dall’enciclopedista, da me non vedute, appare che dal maresciallo Strozzi sino a’ primi anni del regno di Luigi XIV i dragoni erano di poco uso in Francia e in pochissimo numero; bensì dalla storia delle guerre de’ principi di Orange contro la Spagna e da’ commentari delle cose di Germania vedesi che nel secolo XVII i dragoni erano reputati come milizia di grandissima utilità[1]. Luigi XIV nel corso del suo regno li aumentò sino a 43 reggimenti, e le prime compagnie de’ dragoni del re gli furono inviate dal Montecuccoli; notizia ignota a’ biografi dell’autore, e somministrata dagli autori francesi[2]. Disgustato il conte della corte imperiale[3], trattò col re di Francia e si impegnò ad arruolargli due reggimenti a cavallo. Ebbe il danaro per la leva, ed avea già spedite quattro compagnie di dragoni quando egli si riconciliò co’ ministri cesarei. La probità in lui era pari al valore, e rimandò al re di Francia i danari inviatigli.
VI. Frequentissimi occorrono gli esempi sì nell’antica tattica sì nella moderna di cavalieri che combattendo a piedi restituirono la battaglia. Dalle circostanze si derivarono le regole; e si crearono i dragoni che cavalcando hanno celerità nelle marcie, ed azzuffandosi a piedi vincono gli ostacoli insormontabili alla cavalleria. Però il Montecuccoli prescrive l’uso di questa milizia: ma andava ella ordinata ed armata come a’ dì nostri? I dragoni d’allora erano propriamente fanti che
- ↑ Vedi Puffendorfio, De rebus svecicis , e Gian Giacomo Walhausen, scrittore contemporaneo del cav. Melzo, nel suo libro su le regole dell’arte militare, tradotto dal tedesco in francese e impresso a Oppenheim l’anno 1615.
- ↑ Essai sur la cavalerie tant ancienne que moderne, d’incerto autore, pag. 180: Paris 1756. E il padre Daniele, luogo citato. Aggiungi l’Enciclop. all’art. Dragons .
- ↑ Le ragioni appariranno dalle lettere tratte dagli autografi del Montecuccoli, che noi stampiamo alla fine del volume secondo.