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456 osservazioni sulla morale cattolica

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L’intenzione d’affliggere un uomo è sempre un peccato: l’azione più lecita, l’esercizio del diritto più incontrastabile divenuta colpevole, se sia diretto a questo orribile fine.

La Chiesa ha dunque tenuto di vista tal sentimento; e ci ha poi aggiunta la sanzione, insegnando che il dolore fatto agli altri diventa infallibilmente un dolore per chi lo fa; il che la natura non insegna; nè la ragione potrebbe acquistarne la chiara e piena certezza, senza l’aiuto della rivelazione.

La Chiesa vuole che i suoi figli educhino l’animo a vincere il dolore, che non si perdano in deboli e diffidenti querele; e presenta loro un esemplare divino di fortezza e di calma sovrumana ne’ patimenti. Vuole i suoi figli severi per loro; ma per il dolore de’ loro fratelli li vuole misericordiosi e delicati; e per renderli tali, presenta loro lo stesso esemplare, quell’Uomo-Dio che pianse al pensiero dei mali che sarebbero piombati sulla città dove aveva a soffrire la morte più crudele[1]. Ah! certo, non lascia ozioso il sentimento della commiserazione quella Chiesa che, nella parola divina di carità, mantiene sempre unito e, per dir così, confuso l’amore di Dio e degli uomini: quella Chiesa che manifesta il suo orrore per il sangue, fino a dichiarare che anche quello che si sparge per la difesa della patria, contamina le mani de’ suoi ministri, e le rende indegne d’offrire l’Ostia di pace. Tanto le sta a core che si veda che il suo ministro è di perfezione: che se ci sono delle circostanze dolorose, nelle quali può esser lecito all’uomo di combatter l’uomo, essa non ha istituiti dei ministri per far ciò che è lecito, ma ciò che è santo; che quando si creda di non poter rimediare ai mali se non con altri mali, essa non vuole averci parte; essa il cui solo fine è di ricondurre i voleri a Dio; essa che riguarda come santo il dolore, solamente quand’è volontario, quand’è una espiazione, quand’è offerto dall’animo che lo soffre.





CAPITOLO SESTO


SULLA DISTINZIONE DE’ PECCATI IN MORTALI E VENIALI.


La distinction des péchés mortels d’avec les péchés véniels effaça celle que nous trouvions dans notre conscience entre les offenses les plus graves et les plus pardonnables. On y vit ranger les uns a cóté des autres les crimes qui inspirent la plus profonde horreur, avec le fautes que notre foiblesse peut à peine éviter. Pag. 414.


Si può credere che l’illustre autore ammetta in sostanza, con la Chiesa cattolica, la distinzione de’ peccati in mortali e veniali di loro natura; poichè divide le offese in più gravi e in più perdonabili. È noto che questa distinzione fu apertamente rigettata da Lutero e da Calvino; i quali ritennero in vece i due vocaboli, ma dandogli un tutt’altro significato, re-


  1. Et ut appropinquavit, videns civitatem, flevit super illam. Luc. XIX. 41
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