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di al fratello dello ucciso, ed in mancanza al più propinquo, poi, le ginocchia, in terzo luogo le mani, e per fine si baciavano scambievolmente, e dopo una tale formalità la pace era fatta. Ma nel punto stesso il reo veniva spogliato dal parente dello ucciso di tutti i suoi vestiti, che doveano essere del valore, secondo i patti, già per lo avanti stipulati, e si vestiva con altri, che portava seco. Si passava, dopo ciò, ad una continua gozzoviglia per tutto un giorno a spese del reo, e quinci succedeva, che il furore del vino, non l’immaginario elogio del morto, come dice il Fortis, faceva che nascessero de’ nuovi omicidj. Al presente questi usi ridicoli nelle paci, e riconciliazioni sono quasi aboliti, e se lasciamo da parte il Contado di Zara[1] ove non di rado succedono, ed alcune altre picciole Ville della Morlacchia, in molti luoghi non solamente non si fanno, ma s’ignorano questi modi di pacificarsi. Non è peraltro, che anche a giorni nostri non costino le paci fra i Morlacchi, ma elleno si combinano con pochissima spesa a quel, ch’erano una volta, e di ordinario con la sola, e solenne ubbriacchezza de’ congiunti, ed amici a spese dell’omicida, ed in o-
- ↑ Questa usanza antica conservata ancora tra Morlacchi del Kotar, ed alcuni altri del rito Greco, che oltre il cognome particolare, ritengono quello di chiamarsi Zcernogorzci, cioè Montenegrini, ci dà a divedere, che molti Morlacchi del Kotar, e diversi degli altri distretti sono provenuti da Monte nero, e niente s’ingannò il Geografo Magini, tacciato di errore dal Fortis, perchè disse che i Morlacchi della Dalmazia sono derivati dall’Epiro. Io non vi trovo altro difetto nel Magini, che di aver universalizzata la proposizione. D’onde poi si sieno trasportati in Epiro, questa è un’altra questione.