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do essi, alla Natura il por fine alla figliolanza, sicchè i fanciulli succhiano il latte Materno fino a tanto, ch’esse diventino gravide di nuovo. Ma come lo spazio di gravidanza a gravidanza è incerto, così oltrepassando questo la somma di tre anni al più, le Madri distaccano i loro figli dal seno, e rade volte avviene, o non mai a nostri giorni, che un fanciullo arrivi alla età di cinque, o sei anni, succhiando il latte della Genitrice, qual uso sarà stato forse ne’ tempi rimoti, che assolutamente non esiste, come vuole il Fortis ne’ presenti.[1] Le mammelle Morlacche, che il Fortis assai male chiama Zinne[2] non arrivano mai ad essere così lunghe, che possino allattare i fanciulli per di dietro alle spalle, e per di sotto alle braccia.[3] Non oserei pertanto negare, che non vi sieno poppe di smisurata grandezza agli occhi di un Forestiere, ma in un istesso paese si osservano anche di mediocri, simili a quelle di molte Donne delle altre Nazioni Europee. La causa di questa differenza, come ben si vede, non è dovuta al clima, ed è meno ragionevole ancora, ch’ella si debba ripetere dal più, o meno allatare i fanciulli, poichè per questa ragione si dovrebbe veder lo stesso effetto in alcune nutrici Italiane, che non comparisce
- ↑ Vol. 2. p. 81.
- ↑ Le mammelle in Illirico si chiamano Sisse.
- ↑ Questa opinione, che per favoleggiar inventarono i Forestieri, non avrei giammai sospettato, che la dovesse abbracciare un Istorico Naturale, come il Fortis. È vero, che Giuvenale ci assicura che in Meroe un bambino succhiava la mammella, di lui maggiore, majorem infante mamillam, ed io non istento a credere, ma le Morlacche nostre apparentemente non sono di quella schiatta.