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Capitolo XXII.
Il re dei Bolcevichi.[1]
Si approssimava intanto il tempo che Scolastica doveva sgravare. — Se non è oggi sarà domani — aveva detto la signora Alice.
E Beatus disse alle donne: — Allora vediamo di far presto.
Egli non voleva assistere a quello spettacolo, e disse ancora: — Fate tutto quello che volete, prendete quel denaro che vi sarà necessario. Poi, quando tutto quel tafferuglio sarà finito, voi mi scriverete, e io tornerò. La cosa poi che nascerà, voi poi la spedirete
- ↑ Quale sia il valore politico del bolcevismo russo, sarà dichiarato dall’avvenire. All’autore di questo capitolo la cosa importa mediocremente. Qui si accenna al fenomeno morale del bolcevismo, e quale apparve nel nostro occidente, in Italia nel 1918 e 1919 (anni in cui avviene l’azione del racconto) e come fu predicato fra noi, specie nel rapporto della famiglia e della prole: «Noi neghiamo il diritto paterno di educare la prole», ecc.
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