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144 | 1939 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pavese - Il mestiere di vivere.pdf{{padleft:148|3|0]] ma allora il nostro rapporto con lei è pieno di riserve mentali, e si desidera continuamente restar soli, e dentro di noi la si abolisce.
In tutti questi pensieri che riguardano i rapporti umani la sostanza è il contrasto di passione e indifferenza, che si svelano entrambe assurde ed esclusive. In tutti fa capolino la soluzione caritativa: vedere le persone umane attraverso un foco di riferimento è l’unico modo per avvicinarle.
Fin che Garofolo vuole rompere il suo isolamento o fortificarlo (primi nove capitoli), si ferisce solo le mani; quando pensa ad altro, e si rilassa, e coglie la primavera, e pensa al passato fantastico, e si umilia e considera uno dei molti (identificazione con Oreste carcerato e l’anarchico relegato), allora si fa sereno e leggero (due ultimi capitoli).
Memorie di due stagioni[1].
29 aprile.
Osservato che nell’autunno del ’38 ho trovato uno stile e un filone di pensieri centripeti. Osservato pure che per la prima volta nella vita mi do dei consigli di contegno, cioè ho teoricamente determinata la mia volontà. E subito ho potuto scrivere un romanzo che è l’esperienza di questo atteggiamento.
Un buono spunto sarebbe di modificare il proprio passato.
3 maggio.
La parte che in noi soffre è sempre la parte inferiore. Come del resto la parte che gode. Solamente la parte serena è superiore. Soffrire, come godere, è cedere alla passione. Al 17 giugno ’38
- ↑ Memorie di due stagioni era il titolo iniziale del racconto che doveva chiamarsi piú tardi Il carcere (Prima che il gallo canti, Einaudi, Torino 1948) [N. d. E.].