Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
1949 | 361 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pavese - Il mestiere di vivere.pdf{{padleft:365|3|0]] poemetto fu l’esplosione di energie creative bloccate da anni (’41-’45), non saziate dai «pezzetti» di Feria d’agosto ed eccitate dalle scoperte di questo diarietto, dalla tensione degli anni di guerra e di campagna (Crea!) che ti ridiedero una verginità passionale (attraverso la religione, il distacco, la virilità) e colsero l’occasione mista di donna, Roma, politica e turgore Leucò.
In genere, devi tener presente che negli anni ’43-’44-’45 tu sei rinato nell’isolamento e nella meditazione (di fatto, hai teorizzato e vissuto allora l’infanzia). Cosí si spiega la stagione aperta nel ’46-’47 con Leucò e il Compagno, e poi il Gallo e poi l’Estate e poi La luna e i falò ed ecc. ed ecc.
Non è vietata la grandezza, è vietata la grandezza senza la sanzione della classe egemonica.
18 dicembre.
Ieri sera vento caldo, letto miti e leggende africane. È mattino azzurro, fresco e giallo di sole. Le leggende sono la storia di ciò che avviene la prima volta e ne hanno la semplicità e lo stupore. Anche se raccontano un fatto non iniziale il tono è questo: semplice designazione mai descrizione, non aggettivi; struttura ritmica che costituisce il dramma, la sospensione.
23 dicembre.
Comincia... Gigli: Trittico di Pavese[1].
29 dicembre.
Scappata a Milano, gita a Roma. Ritorna il piacere di muoversi, di viaggiare? Tornando da Milano, dopo 24 ore di assenza, risco-
- ↑ La prima recensione a La bella estate [N. d. E.].