< Pagina:Pavese - Il mestiere di vivere.pdf
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
40 1936

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pavese - Il mestiere di vivere.pdf{{padleft:44|3|0]]

Chi rivela a una donna Tessere potenziale di lei, ne sarà il primo cornuto.

È matematico. Appunto, matematico.

[.....][1]

Quale mezzo migliore per una donna che vuol fottere un uomo, se non portarlo in un ambiente non suo, vestirlo in un modo ridicolo, esporlo a cose di cui è inesperto, e — quanto a lei — avere nel frattempo altro da fare, magari quelle cose stesse che l’uomo non sa fare? Non solo lo si fotte davanti al mondo, ma — importante per una donna, che è l’animale piú ragionevole che esista — ci si convince che va fottuto, si conserva la buona coscienza. Perché con l’abilità e l’esperienza si giunge a questa cosa incredibile: predisporre le cose e i fatti — le catene di causalità — in modo che, quanto si desidera, avvenga senza offendere i propri principi di comportamento etico. [.....][2]

27 aprile.

Racconta: «Mi ha detto un giorno, come mi avrebbe trattato. Era a quel tempo ansioso in cui nulla era accaduto ma doveva avvenire. La facevo parlare del suo passato, nella smania di conoscere quanto piú potevo di lei, e avere posto alla mia sognería.

Raccontava di un giovanotto semplice che l’aveva attaccata in treno. Descriveva colui come determinato e comune. Con poca fatica l’aveva infatuato. A parole e a gesti. (Pure con me ha fatto un viaggio). Poi aveva concluso, dandogli un falso nome.

E il giovanotto le aveva scritto una domanda di matrimonio».

  1. Omesse sette righe [N. d. E.].
  2. Omesse sette righe [N. d. E.].
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.