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2 pensieri e discorsi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pensieri e discorsi.djvu{{padleft:14|3|0]]perchè in quella occupati a litigare e perorare la causa della nostra vita, meno badiamo a quell’angolo d’anima d’onde esso risuona. E anche, egli, l’invisibile fanciullo, si pèrita vicino al giovane più che accanto all’uomo fatto e al vecchio, chè più dissimile a sè vede quello che questi. Il giovane in vero di rado e fuggevolmente si trattiene col fanciullo; chè ne sdegna la conversazione, come chi si vergogni d’un passato ancor troppo recente. Ma l’uomo riposato ama parlare con lui e udirne il chiacchiericcio e rispondergli a tono e grave; e l’armonia di quelle voci è assai dolce ad ascoltare, come d’un usignuolo che gorgheggi presso un ruscello che mormora.

O presso il vecchio grigio mare. Il mare è affaticato dall’ansia della vita, e si copre di bianche spume, e rantola sulla spiaggia. Ma tra un’ondata e l’altra suonano le note dell’usignuolo ora singultite come un lamento, ora spicciolate come un giubilo, ora punteggiate come una domanda. L’usignuolo è piccolo, e il mare è grande; e l’uno è giovane, e l’altro è vecchio. Vecchio è l’aedo, e giovane la sua ode. Väinämöinen è antico, e nuovo il suo canto[1].

  1. Che Femio sia vecchio, non si dichiara da Omero con parola espressa, ma indirettamente con l’epiteto periclytós (Od. 1, 325) comune all’altro aedo Demodoco (ib. 8, 521 e al.), e specialmente con ciò che Femio stesso afferma di sè (ib. 22, 347):
    Sono maestro a me io, chè un dio piantommi nel cuore
    Ogni ragione di canti...
    Il che consuona con ciò che di lui dice Penelope (ib. 1, 337 seg.):
    Femio, poi che sai molt’altre malie de le genti,
    Opere d’uomini e dei...
    E il vecchio Femio con la canzone più nuova o più giovane (ib. 351 seg.):
    Poi che gli uomini pregiano ed amano più quel canto
    che il più nuovo all’intorno de li ascoltanti risuoni.
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