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UNA SAGRA




In mezzo a una settimana di lotta e di passione[1] cominciano, o giovani dell’Ateneo Messinese, le vostre feste. Tra il fragore della battaglia, che si combatte per tutta l’Italia, nessuno forse bada al vostro inno sommesso, che s’inalza in disparte. Forse v’è a chi spiace questo remoto scampanìo che festeggia una sagra mentre intorno imperversa la mischia. È una chiesa, per così dire, che non sembra accorgersi d’essere in un grande campo di battaglia, e manda, tra le grida e i gemiti e gli scoppi e gli squilli, il suono della sua modesta e segreta esultanza. O forse ad alcuno tocca il cuore, quel suono, e riconduce il suo spirito convulso e irritato alle placide memorie della prima giovinezza. Oh! anni senz’odio! oh! ingenui fremiti di guerra contro nemici che non si vedevano e non si credevano e non si volevano! oh! sogni di vittorie, in cui fosse il vincitore, sì, cinto di fiori e di luce, e il vinto non fosse! Chè questa del giovane è la divina, o diciamo, umana contradizione: dominare, ma che nessuno sia servo! godere,

  1. La settimana elettorale del giugno 1900.
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