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il milione 187

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CXXXVII (CLVIII)

Qui si comincia[1] di tutte le maravigliose cose d’India.

Poscia ch’abbiamo contato di cotante provincie terrene, come avete udito, noi conteremo delle maravigliose cose che sono nell’India. E comincerovvi delle navi, ove gli mercatanti vanno e vengono. Sappiate ch’elle sono d’un legno chiamato «abete» e di zapino; elle hanno una coverta, e in su questa coverta hae bene[2] quaranta camere nelle piú navi, ove in ciascuna puote istare un mercatante agiatamente. E hanno un timone e quattro albori, e molte volte vi giungono due albori,[3] che si levano e pongono. Le tavole sono tutte chiavate doppie l’una in sull’altra, con buoni aguti: e non sono impeciate, perochè[4] non n’hanno, ma sono unte com’io vi dirò, perochè gli hanno cosa che la tengono per migliore che pece. E’ tolgono canape trita e calcina e uno olio d’albori, e mischiano insieme, e fassí come veschio; e questo vale bene altrettanto come pece. Queste navi vogliono bene dugento marinari; ma elle sono tali che portano bene cinquemila isporte di pepe,[5] e di datteli seimila. E’ vogano co’ remi, che a ciascuno remo vogliono essere quattro

  1. Berl. el libro de l’India.
  2. Fr. soixante.
  3. Pad. Berl. che se lievano e tuóseno tute fiade che i voleno. Le nave si ano inclavate do tavole l’una su l’altra insieme, e cusì sono tuto intorno; e queste tele sono calcade dentro e de fora, e sono inchiodate con agudi de fero.
  4. Berl. i non ano pègola.
  5. Si legga: de tali. Pad. e tal siè amillia.
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