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252 | il milione |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu{{padleft:266|3|0]]del re Caidu, si andasse a sua corte, sappiendo[1] che, qual fosse quegli che la vincesse, ella il terrebbe per suo marito. Quando la novella fu saputa, per ogni parte eccoti venire molti gentili uomeni alla corte del re.[2] Or fu ordinata la pruova in questo modo. Nella mastra sala del palagio si era lo re e la reina con molti cavalieri e con molte donne e donzelle: ed ecco venire la donzella tutta sola, vestita d’una cotta di zendado molta acconcia. [La donzella era molto bella e ben fatta di tutte bellezze.] Or conveniva che si levasse il donzello, che si voleva provare con lei, a questi patti com’io vi dirò: che, se ’l donzello vincesse la donzella, ella lo doveva prendere per suo marito, ed egli dovea avere lei per sua moglie; e se cosa fosse che la donzella vincesse l’uomo, si conveniva che l’uomo desse a lei cento cavalli. E in questo modo avea la donzella guadagnati bene diecimila cavagli. E sappiate che questo non era maraviglia, che questa donzella era sì ben fatta e sì informata, ch’ella pareva pure una gigantessa. Eravi venuto un donzello, lo quale era figliuolo del re di Fumar, per provarsi con questa donzella; e menò seco molta bella e nobile compagnia, e si menò mille cavagli per mettere alla pruova: ma ’l cuore li stava molto franco di vincere, e di ciò gli pareva essere troppo bene sicuro. E questo fu nel mcclxxx anni. Quando il re Caidu vidde venire questo donzello, sì ne fu molto allegro, e molto disiderava nel suo cuore che questo donzello la vincesse, percioch’egli era bel giovane e figliuolo di un gran re [3]: e allora si fece pregare la figliuola che si lasciassi vincere a costui. Ed ella sì rispuose: — Sappiate, padre, che per veruna cosa del mondo non farei altro che diritto e ragione. — Or eccoti la donzella entrata nella sala alla pruova: tutta la gente che stava a vedere pregavano che desse a perdere alla donzella, acciochè cosí bella