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264 | il milione |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu{{padleft:278|3|0]]v’ha grandi laghi e molte fontane, e soavi i ghiacci sí grandi, che non vi si può menare cavallo. E dura questa mala contrada tredici giornate; ed in capo di ciascuna giornata si ha una posta, ove albergano i messi, che passano e che vengono. E a catuna di queste poste istanno quaranta cani[1], gli quali istanno per portare gh messaggi dall’una posta all’altra, sí com’io vi dirò. Sappiate che queste tredici giornate si sono due montagne, e tra queste due montagne si ha una valle, e in questa valle è sí grande il fango e il ghiaccio, che cavallo non vi potrebbe andare; e fanno ordinare[2] tregge sanza ruote, che le ruote non vi potrebbono andare, peroch’elle si ficcherebbono tutte nel fango, e per lo ghiaccio correrebbono troppo. In su questa treggia pongono un cuoio d’orso, e vannovi suso questi cotali messaggi. E questa treggia mena sei di questi cani, e questi cani sanno bene la via, e vanno infino all’altra posta; e cosí vanno di posta in posta tutte queste tredici giornate di quella mala via;[3] e quegli che guarda la posta si monta in su ’n una altra treggia, e menangli per la migliore via. E sí vi dico che gli uomeni che stanno su per queste montagne sono buoni cacciatori, e pigliano di molte buone bestiole, e fannone molto grande guadagno, sí come sono giambellini e vái ed ermellini e coccolini e volpi nere e altre bestie assai, onde si fanno le care pelli. E piglianle in questo modo: ch’e’ fanno loro reti, che non ve ne può campare veruna. Qui si ha grandissima freddura[4]. Andiamo piú innanzi, e udirete quello che noi trovamo, ciò fu la Valle iscura.