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34 | il milione |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu{{padleft:48|3|0]] e amara;[1] e chi ne bevesse pure una gocciola lo farebbe andare bene dieci volte a sella, e chi mangiasse un granello di quello sale, il qual se ne fae, farebbe lo somigliante: e perciò si porta bevanda per tutta quella via. Le bestie ne beono per gran forza e per gran sete, e falle molto iscorrere. In queste tre giornate non ha abitazione, ma tutto diserto e grande siccitade; bestie non v’ha, che non v’avrebbono che mangiare. Di capo di queste tre giornate si truova un altro luogo,[2] che dura quattro giornate nè piú nè meno, fatto come le tre giornate, salvo che si trovano asine salvatiche. Di capo di queste quattro giornate finisce lo reame di Crema e trovasi la cittá di Gobiam (Cobinan).
XXIX (XXXIX)
Di Gobiam (Cobinan).
Gobiam è una grande cittá, e adorano Malcometto. Egli hanno ferro e acciaio e andanico assai[3]; quivi si fa la tuzia e lo spodio, e dirovvi come. Egli hanno una vena di terra la quale è buona a ciò, e pongonla nella fornace ardente, e in sulla fornace pongono graticole di ferro, e ’l fummo di quella terra va suso alle graticole, e quello che quivi rimane appiccato è tuzia, e quello che rimane nel fuoco è spodio. Ora andiamo oltre.
- ↑ Cas. Ricc. che neguno omo la pò soferire a bevere, e chi ne... ella provocarave fluso e moveravelo...
- ↑ Pad. innel qual non è arbori ni aqua se non amara; e le bestie nonde abitano se non solamente axini salvadeghi.
- ↑ Ricc. Cas. e li se fa multi spechi de azaro molto belli e grandi, e li se fa la tucia ch’è bona ali ocli.