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il milione | 39 |
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XXXII (XLIV)
Della cittá Supunga (Sapurgan).
Quando l’uomo si parte di questo castello, l’uomo cavalca per bello piano e per belle coste, ov’è buon pasco, e frutti assai e buoni[1] dura[2] sette giornate, e havvi ville e castella assai, e adorano Malcometto. E alcuna volta truova l’uomo diserti di cinquanta o di sessanta miglia, ne’ quali non si truova acqua; e conviene che l’uomo la porti e per sè e per le bestie, infino che ne sono fuori. Quando ha passate[3] sette giornate, truova una cittá c’ ha nome Supunga. Ella[4] è terra di molti alberi: quivi hae i migliori poponi del mondo, e grandissima quantitá; e fannoli seccare in tal maniera: egli gli tagliono attorno[5] come coreggie, e fannogli seccare, e diventano piú dolci che mèle; e di questo fanno grande mercatanzia perla contrada. Egli v’ha cacciagioni e uccellagioni assai. Or lasciamo di questa e diremo di Balac (Baie).
- ↑ Ricc.* e derata de cose da vivere in grande abondanza: le oste le demorano volontera.
- ↑ Pad. sie zornate.
- ↑ Pad. sie zornate.
- ↑ Pad. è abondanza de tute cosse.
- ↑ Fr. si con coroies. — I mss. del tipo Pad. intendono però tutti «come se fa le zuche», leggendo nel testo franc. «cocoies» o «cococes»: cfr. it. «cucuzze»