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LAMENT DEL MARCHIONN DI GAMB AVERT
(1816)
CANZON.
PRIMA PART[1].
Moros dannaa, tradii de la morosa,
Pien de loeuj[2], de fastidi[3], e pien de corna,
Serciémm chi tucc d’ intorna;
Stee chi a senti l’istoria dolorosa
Del pover Marchionn,
Del pover Marchionn, che sont mi quell,
Striaa e tiraa a bordell
De la capa de tucc i bolgironn.
Godeva la mia vita, i mes indree,
Propi[4] campagna, in pas e in libertaa;
I varoeul i èva faa;
Seva foeura di busch[5] quant al mestee;
E, in grazia di desgrazi
Che de bagaj m’han revoltaa i garett.
Aveva anch passaa nett
El pu malarbetton de tucc i dazi[6].
- ↑ La divisione in tre parti, che noi conserviamo, venne introdotta nella seconda edizione di questo componimento, nella edizione delle Poesie di Carlo Porta curata da Tommaso Grossi (Milano, Ferrario, 1821, due tomi): il testo è preso dalla edizione principe (1817) colle varianti volute dall’Autore,
- ↑ Iceuj: crucci. (Nota transclusa da pagina 257)
- ↑ fastidí: contrarietá. (Nota transclusa da pagina 257)
- ↑ Propi campagna: l’A. nell’e/ra/a corrige della I > ediz. soppresse \’in che precedeva campagna; quindi * campagna * è aggettivo di ’ vita ’. (Nota transclusa da pagina 257)
- ↑ (ceura di busch : fuori noviziato. (Nota transclusa da pagina 257)
- ↑ Allude alla leva militare, prescritta dal Governo Repubblicano, il 3 novembre 1801, successivamente riconfermata, che prescriveva la coscrizione militare in tutta la Repubblica italiana, dei giovani dall’eti dei 20 ai 23 anni, affine di formare un armamento nazionale a difesa della repubblica istessa, coscrizione allora considerata come la peggiore delle taglie poste dal Governo ai cittadini lombardi. (Nota transclusa da pagina 257)
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