< Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
108 eugenio anieghin

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:149|3|0]]

“Adesso subito.”

“Le donne ci accoglieranno con piacere. Andiamo.”

I due amici entrano, e si presentano. La famiglia li colma di tutte le gentilezze proprie dell’antica ospitalità. Si imbandiscono i tortelli nei piattini, e si colloca una brocca d’acqua di mirtillo sopra un desco incerato.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tornano a casa nel loro droschi per la strada più corta, e con gran fretta.

Ora, ascoltiamo di nascosto il dialogo dei nostri due personaggi.

“Che hai, Anieghin? Tu sbadigli?”

“È un vizio, Lenschi.”

“Sei forse più annoiato di prima?”

“No, sempre allo stesso modo.... Fa buio per la campagna. Cammina più presto, cocchiere! Che brutti posti! A proposito: la Larin è una buona vecchiotta molto amabile.... ma ho paura che quell’acqua di mirtillo m’abbia a danneggiare lo stomaco.... Dimmi, chi è Taziana?”

“È quella ragazza melancolica e taciturna come Svetlana....[1] quella che è entrata e s’è messa a sedere alla finestra.”

“Come mai ti sei innamorato della minore?”

“Perchè?”

Io avrei prescelto la maggiore, se fossi poeta come sei tu. Non v’è vivacità nella fisonomia d’Olga. Rassomiglia alla Madonna dei Van Dyck. Ha

  1. Svetlana è una fata rinomata per la sua bianchezza e per la sua potenza.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.