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140 | eugenio anieghin |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:181|3|0]]brano triviali e poco degne della musa. Un altro poeta, ricco dei tesori del Pindo, ci dipinse in stile superbo la caduta della prima neve e ci narrò i vari divertimenti delle rea stagione.[1] Vi incanterà, ne son convinto, quella sua festosa descrizione d’una misteriosa passeggiata in slitta. Frattanto io non voglio entrare in lizza con lui nè con te, o encomiatore della giovine Finlandese.[2]
Taziana, da vera Russa, amava, non so come, l’inverno settentrionale, la brina lampeggiante al sole, le slitte, il roseo riverbero della neve sotto il crepuscolo vespertino e le nebbie opache dell’Epifania. I nostri avi celebravano questa festa nella propria casa. Le serve predicean l’avvenire alle giovani padrone e ogni anno promettevano loro un militare per sposo e un viaggio.
Taziana credeva alle antiche tradizioni popolari, ai sogni, alla cartomanzia e ai segni della luna. L’apparenza di questo astro le pronosticava non so che di particolare che le faceva gonfiare il petto. Se uno smorfioso gatto sdraiato sulla stufa borbottando si lisciava il muso colla zampa, Taziana ne augurava che dovevan venir visite. Se vedeva il disco bicorne di Diana volto a ponente, tremava e impallidiva. Quando una stella cadente fendeva l’aere notturno, Taziana impaurita s’affrettava di palesarle gl’intimi voti del suo cuore. Se a caso incontrava per via un frate nero o se una lepre snella attraversava il prato innanzi a lei, Taziana colta da un subito timore si
- ↑ La Prima neve, poema del Principe Viasemschi celebre poeta tuttora vivente.
- ↑ In un’ode di Baratinschi.