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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:253|3|0]]sua giovinezza povera e ingloriosa; perchè essa con animo virile amava l’ondeggiare della cavalleria, il fragore delle armi, il clangor delle trombe; e i clamori della gente quando appariva il bunciuc[1] e la clava[2] del dominatore della Piccola Russia.
Cocciu-bei è ricco e illustre. Ha molti amici fidi; vuol lavar nel sangue il suo obbrobrio. Può sollevar Pultava; può nella propria reggia assalire il traditore, e col dritto d’un padre offeso immergergli.... ma no, ad un altro partito s’appiglia Cocciu-bei.
In quel tempo, la Russia adolescente raccoglieva tutte le sue forze per combattere lo straniero, sotto l’egida del sommo Pietro. Il fato le assegnò a maestro dell’arte della guerra il formidabil Carlo; lo svedese paladino più d’una improvisa e sanguinosa lezione le diede in quella crudele scienza. La Russia s’educò sotto tale severa disciplina, e si temperò sotto i colpi della sorte. Così il martello pesante sfracella il vetro, ma foggia il brando degli eroi.
Il temerario Carlo incoronato di efimeri allori avanzava sull’orlo di un precipizio. Moveva verso l’antica Mosca, sbaragliando le coorti russe come il turbine sperde la polvere della valle e sterpa le piante inaridite. Seguiva la strada, che calcò a’ giorni nostri un altro potente nemico della Russia.
L’Ucrania ferveva in secreto. Da lungo tempo portava in seno il fomite d’un grande incendio. I partitanti dell’antica barbarie sospiravano una lotta nazionale, e mormorando incitavano l’etmanno a sottrarsi alla dominazione straniera, e a spezzar le