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pultava. 217

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  Splende il suo brando come vetro terso;
  Gli balza al fianco un borsellin d’argento;
  E il suo nobil corsier di schiuma asperso
  Spiega la lunga chioma al vago vento.

  Ama il Cosacco il suo tagliente acciaro;
  Il gaio aspetto dei ducati adora;
  Come un parente il suo caval gli è caro,
  Ma il suo berretto gli è più caro ancora.

  Se mai fa d’uopo, egli cederà tosto
  La borsa, il brando, il destrier, la vesta;
  Ma non darà il berretto a verun costo;
  Più volentieri egli daria la testa.

  Perchè mai quel Cosacco audace e rude
  Tanto cura un berretto informe e tetro?
  Perchè il berretto la denunzia acclude
  Che Cocciu-bei manda all’augusto Pietro.


Mazeppa intanto, imperterrito, indomito, continua le sue brighe e i suoi raggiri. Il gesuita Zalenschi[1] suo fido sicario prepara una sommossa popolare, e gli promette il trono. Simili agli assassini, si concertano di notte; compongono in cifre le loro lettere, stabiliscono la tariffa del tradimento, mettono a prezzo la testa di Pietro, trafficano della fede delli schiavi. Un incognito giunge dall’etmanno; non si sa d’onde venga; il secretario Orlic[2] lo introduce e lo riconduce.

  1. Zalenschi, sbandito dalla patria, divenne il primario agente di Mazeppa.
  2. Orlic, stato secretario di Mazeppa, fu fatto, dopo la morte di questo, etmanno della Piccola Russia da Carlo XII. Quando Carlo fu sconfitto, Orlic si ritirò in Turchia, abbracciò la religione islamitica, e morì a Bender nel 1726.
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