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Mazeppa. Mi ami?
Maria. Io! se t’amo?
Mazeppa. Dimmi. Chi più ami, il padre o il marito?
Maria. A che una tal domanda? Essa mi spaventa. Io fo di tutto per obliare la mia famiglia. Io l’ho disonorata; forse..... orrendo sospetto! mio padre m’ha maledetta! e per chi?...
Mazeppa. Mi ami dunque più del genitore? Non rispondi....
Maria. Dio mio!
Mazeppa. Rispondi alfine.
Maria. Rispondi tu per me.
Mazeppa. Odi. Se tu dovessi perdere il padre o il marito; se potessi scegliere fra loro, chi salveresti? chi condanneresti?
Maria. Basta così. Non mi squarciare il cuore. Tu mi tenti.
Mazeppa. Rispondi.
Maria. Impallidisci.... Il tuo parlare m’empie d’orrore.... Ah! non adirarti! Sono pronta a sacrificar tutto per te; ma simili domande mi straziano senza utilità. Lasciale.
Mazeppa. Ricordati, Maria, di quel che ora dicesti.
La notte è placida; il cielo è limpido; le stelle brillano. Il vento stanco dorme nelle caverne alpestri. Appena tremolan le mobili fronde dei pioppi. La luna splendida riverbera sui campanili della Chiesa Bianca,[1] sui giardini e sul castello dell’etmanno.
- ↑ Una delle chiese di Chieff.