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pultava. | 233 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:274|3|0]]l’effigie di Mazeppa. Il consiglio supremo cassa l’etmanno, e gli nomina un successore. Pietro richiama dai deserti dell’Ienisei le famiglie di Cocciu-bei e d’Iscra. Unendo le proprie lacrime alle loro, egli le colma di favori e di cortesie, e loro rende i titoli e i beni. L’antagonista di Mazeppa, il valoroso Palei, passa dalle steppe dell’Ucrania, ove languiva esiliato, negli accampamenti dello Zar. La ribellione, abbandonata a sè medesima, si affievolisce e sfascia. L’audace Ceccel[1] e il principe dei Zaporoghi lascian la testa sul patibolo. E tu pure morrai, favorito della vittoria, che la corona getti per l’elmo, tu pur morrai, dacchè sei giunto in vista delle mura di Pultava.
Lo Zar muove a Pultava con tutte le sue coorti. Vi piomba come il fulmine. I due eserciti si assediano l’un l’altro in mezzo alla pianura. Così il gladiatore, già battuto in vari incontri, anticipatamente pascendosi di sangue, s’avventa all’avversario da gran tempo aspettato. Il potente Carlo non vede intorno a Pietro le masse imbelli disperse a Narva, ma innumerevoli schiere ben disciplinate, ben armate, leggiere, pazienti, minacciose e irte di sfolgoranti baionette.
Carlo ha detto: “Dimani la battaglia.”
Il sonno regna negli accampamenti. In una sola tenda, si ode ancora un susurro di voci:
“Sì, Orlic mio, io riconosco che ci siamo troppo affrettati di allearci a Carlo. Egli non ha nessuna delle doti che si richiedono in un buon gene-
- ↑ Ceccel combattè l’esercito di Mencicoff.