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il conte nulin. 27

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:68|3|0]]così.... ruches, nastri; questo è proprio un modello; tutto insomma mi par assai conforme alle ultime mode.” — “Ce le mandano per il telegrafo.” — “Vuol’ella sentire un grazioso vaudeville?

E il conte si mette a canterellare.

“Ma, conte, voi non mangiate.” — “Son sazio.” — “Se così è....”

Sorgono da tavola. La giovine padrona è straordinariamente allegra. Il conte si dimentica di Parigi, e ammira la di lei leggiadria. Passano la serata in festa e in riso. Il conte non cape in sè dal diletto. Lo sguardo della signora esprime la benevolenza, e talora si china a terra fiso e languido. Sta per suonar mezza notte; i servi russano da gran tempo nell’anticamera; il gallo ha già strillato più volte; la guardia notturna picchia sulla lastra di ferro;[1] le candele consumate stanno per estinguersi. Natalia Pavlovna si rizza.

― “È tardi,” sclama; “i letti son pronti. Riposi bene....” Il galante conte, mezzo innamorato, si leva a malincuore, e bacia la mano della sua gentile ostessa. Ma che vedo? Ove non trascorre la civetteria delle donne? L’incantatrice, Dio le perdoni, ha dato una lieve stretta di mano a Nulin.

Natalia Pavlovna è spogliata; sta davanti a lei la sua cameriera Prascovia. Amici cari, la detta Prascovia è la confidente dei capricci di Natalía; cuce, lava, porta le ambasciate, chiede in regalo i vestiti usati, di quando in quando fa ridere il padrone, e qualche volta lo sgrida, e mènte con impudenza in faccia

  1. V’è nei villaggi russi un ispettore che percorre le strade di notte picchiando sopra delle lastre di ferro.
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