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Il Maffei riconobbe le arme, cultrum nempe et fuscinam, giusta le dottrine del Lipsio, aggiungo io ora il galerus, che quì si mostra della forma medesima, che sui monumenti da me prodotti. Cotal sorta di giuoco fu inventato, dicono, da Pittaco, che ne tolse la idea dalla pesca, e però il suo arnese fu tutto pescatorio, σκεύη ἁλιευτική, lo chiama Strabone, ed Isidoro per cagione di quello stesso tridente, che Marziale ben dice aequoreus[1], fa il giuoco sacro a Nettuno, pugnabat Neptuno, tridentis causa. Perciò sull’elmo dell’avversario tratto tratto elevavano a moda di cresta un pesce, e dicevano che a quello tendeva le insidie il reziario, e non al Mirmillone, con questa cantilena, Non te peto, piscem peto, quid me fugis Galle[2]. Quindi ci si apre la intelligenza dei simboli