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IL LAMENTO DEL PRIGIONIERO[1]
Cadea la notte. Già il cancelliere
Avea degli atti chiuso il volume
E il Presidente disse all’usciere:
4«Portate il lume!»
Non un sussurro s’udia nel Foro,
Nemmeno un lieve ronzar d’insetto,
Quando, calzati gli occhiali d’oro,
8Lesse il verdetto,
E disse: «Vista la legge, udita
La parte avversa, pesati i danni,
La pena è questa: — Galera in vita
12Per quarant’anni».
Briscola! Quando mi sentii preso
Così da questa sentenza infame,
Cascai per terra lungo e disteso
16Come un salame.
- ↑ Parla il direttore della effemeride citata, il quale era accusato di aver commesso un per finire diffamatorio, mentre non era che un cretino. Il processo andò a monte.
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