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30 rime di

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titiro
Amico Melibeo, questo è notorio
  E lo san fino i sassi di Bologna,
  15Che tu sei sempre stato un tabalorio;[1]

Ma non sapevo, e il dico a mia vergogna,
  Perchè l’imparo adesso solamente,
  18Non sapevo che fossi una carogna.

Qual reo sospetto t’è venuto in mente,
  Asino porco, sulla mia condotta?
  21Sono un pastore onesto ed innocente!

E se non fossi mio compatriotta
  Ed anzi amico mio di Seminario,
  24Tu mi faresti venir su la fotta.

Basta; veggo però ch’è necessario
  Dirti come domai l’iniqua rana,[2]
  27Essendo un fatto un po’ straordinario.

Tu saprai che quest’altra settimana
  Una dolce fanciulla, un puro fiore,
  30Che delle poetesse è la sovrana,

Magrolina se vuoi, ma un vero amore,
  L’Argia Sbolenfi insomma, e ho detto tutto,
  33Sposa ... imagina chi? L’Imperatore!

  1. Uomo di poco cervello. Captus mentis.
  2. Non è la rana esculenta Linn. ma il sinonimo bolognese di miseria. Questo simbolico batracio ricorrerà sovente in queste carte.
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