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106 rivista di scienza

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:116|3|0]]miche, non è sempre esattamente prevedibile, o non è prevedibile ugualmente bene in tutte le circostanze, o non si sa se potrà manifestarsi più presto o più tardi, nè con quale intensità[1]. E in tali casi le leggi economiche non possono raggiungere un grado troppo elevato di precisione, mentre di altri casi i fatti possono non obbedire ad esse, sia perchè molti individui non conoscono il loro interesse, sia perchè non abbiano il modo di seguirne l’impulso per ostacoli frapposti dalla morale, dallo stato ecc.

Che i fenomeni economici sono sottomessi a leggi è una idea che si trova vagamente e implicitamente affermata anche negli scrittori più antichi: così Aristotile ci dà un esempio di quelle che oggi si chiamerebbero leggi di evoluzione, quando ci parla dei tre stadi che l’economia ha attraversato con la economia domestica senza scambi, con l’economia avente un embrione di divisione del lavoro e scambi in natura, e con la crematistica che mira, più che alla soddisfazione dei bisogni, al lucro e all’accumulazione. Ma il concetto di legge economica, come rapporto costante tra certe cause primarie e certi effetti, non poteva sorgere se non dopo il medio evo, quando la scomparsa della teologia scolastica aveva sostituito alle causae finales delle causae efficientes per spiegare i fenomeni dell’universo. Dalle scienze fisiche, come abbiamo già accennato, l’idea si propagò alle scienze morali: Hobbes parla di leggi politiche del corpo sociale e Locke indaga le leggi psicologiche dell’associazione d’idee, dell’astrazione e della memoria. Fin dal secolo XVI si trova ripetuto il principio «that bad money drives out good», sebbene non sia ancora chiamato col nome di legge; e Locke, che ha dei buoni accenni sui principî dell’offerta e della domanda e della gravitazione dei salari verso le spese di mantenimento, adopra per il primo l’espressione di legge quando parla di rules and laws of value[2]. Hume avanti di cominciare a trattare del commercio, della moneta, dell’interesse e della bilancia commerciale, dice come siano importanti i principî generali sopra questi argomenti, «quei principî generali, che, se giusti e sani, devono

  1. A. Marshall - Principles of Economics. London, 1890, p. 36-7. — N. G. Pierson - Trattato di Economia Politica. Torino, 1905, vol. I, p. 24-32.
  2. Neumann, art. cit., p. 1-2 e 8-12.
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