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«L’imparzialità è il carattere della vera storia»[1]: ecco una sentenza che esprime nitidamente un’opinione generalmente accettata e degna del maggior rispetto. Fu posta come massima dal compianto Lord Acton nell’ideare la Cambridge Modern History, che contiene i risultati di tanto lavoro assiduo, di tanta diligente dottrina. Non si farebbe, però, il miglior complimento all’influenza ispiratrice esercitata da Lord Acton sui colleghi suoi più giovani e sui discepoli, quando si considerassero le dottrine da lui enunciate come qualche cosa di assoluto e di incontestabile. Può almeno giovare l’esame delle difficoltà che incontrerebbe chi ritenesse essere l’imparzialità requisito essenziale di una buona opera storica. Vi è forse ragione di pensare che la Cambridge Modern History, nonostante i molti suoi meriti, apparirebbe di pregio ancora maggiore se meno grande fosse stato lo sforzo inteso a far tacere le predilezioni personali.
Nessun dubbio che lo storico debba essere onesto, ed esporre pienamente e fedelmente anche i punti che parlano contro il suo proprio modo di vedere. Ma altro è volere essere onesto, altro il posare come imparziali. A me pare che la pretesa all’imparzialità da parte dello storico sia un non senso, e che, in quanto essa abbia un significato, diventi facilmente una semplice affettazione atta a creare un ostacolo serio all’investigazione fruttuosa e alla critica intelligente.
Vi è certamente un senso secondo il quale ogni conoscenza umana, compresa quella del passato, è parziale: ogni
- ↑ Lord Acton - Lectures on Modern History, 316.