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240 | rivista di scienza |
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Ho citato quasi testualmente le parole del Heincke perchè non avrei saputo meglio rendere il suo pensiero. Vediamo ora come, applicando un metodo rigorosamente scientifico, egli sia riescito a dimostrare in maniera, io credo, inoppugnabile, le sue affermazioni.
Il nostro Autore fa rilevare l’insostenibilità del dogma, accettato nell’antica sistematica, dei singoli caratteri costanti; secondo il quale due specie molto affini si sarebbero sempre potute distinguere per uno o più caratteri costanti ritrovabili in tutti gl’individui d’una specie e diversi, per un certo grado, da quelli dall’altra. Uno di tali caratteri era p. es., per le specie di Aringhe, il numero dei raggi delle pinne ventrali, che sarebbero stati 9 in tutte le Aringhe (Cl. harengus); 7, invece, negli Spratti (Cl. Sprattus; una sardina o aringa, che dir si voglia, molto comune anch’essa nei mari dell’Europa settentrionale).
Allo stesso modo si distinguerebbero le varietà e le razze; sol che le differenze sarebbero in questo caso minori.
Questo metodo è completamente sbagliato, come il Heincke ha potuto dimostrare appunto nel caso dell’Aringa e delle specie affini. «L’esistenza di differenze costanti nei singoli caratteri», egli dice «fra due specie molto vicine, come p. es. l’ Aringa, lo Spratto, la Sardina e altre, è una finzione scientifica», che «attribuisce alla natura cose che questa non conosce».
«Diametralmente opposta alla vecchia sistematica, è una nuova scuola che nega addirittura l’esistenza di differenze costanti fra specie e varietà affini, affermando che queste forme sono in continua oscillazione, sia per la continua trasformazione dovuta alla cernita naturale, sia per gl’incrociamenti. Per questi sistematici moderni, le due specie, l’Aringa e lo Spratto sono collegate da una completa serie di forme intermedie: in tutti i caratteri si trovano graduali passaggi, come p. es. in quello del numero delle vertebre e in quello del numero delle squamme carenate ventrali. Se queste tran-
- ↑ figlia delle dottrine evoluzionistiche, che l’opera del Darwin aveva diffuse? E se Heincke, antidarwinista convinto, concepisce in tal modo la sistematica, non lo si deve forse un poco alla «funesta» influenza del darwinismo, di quella «malattia inglese», come la chiama il Dreyer, il cui contagio, tutto sommato, credo che abbia fatto più bene, che male?