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il concetto di specie in biologia | 247 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:257|3|0]]questa immutata, debbono cambiare i coefficienti di variazione, o debbono nascere altri caratteri.
Questa trasformazione del tipo ideale avviene non per selezione di caratteri preesistenti, ma per indiretta azione reciproca fra gli organismi e il mondo esterno.
Supponiamo che varii il tipo medio in un sol carattere; allora la curva di variazione di questo sarà diversa; e se la nuova curva avrà, pochi o nessun punto di contatto con la prima, gl’individui corrispondenti a questa saranno eccessivamente improbabili o impossibili addirittura. Se le curve hanno punti comuni, gl’individui possibili vivranno nelle nuove condizioni, saranno scelti; ma, riproducendosi, essi non daranno sùbito individui oscillanti intorno alla nuova media.
Considerazioni simili erano già state svolte, sebbene in forma meno precisa, dal Pfeffer[1], che conchiudeva una sua conferenza con queste parole:
«La lotta per l’esistenza elimina tutti gl’individui cattivi e lascia sopravvivere alcuni individui appartenenti alla media degli ottimi (tadellosen); i cambiamenti delle condizioni esterne di vita trasformano le specie cambiando la media degl’individui sopravvissuti; essi imprimono, cioè, all’insieme della specie una diversa impronta generale e la fanno apparire come un’altra razza, varietà o specie di fronte alle sue affini».
E il Godron[2] aveva già molto tempo prima espresso la stessa idea, scrivendo: «L’espèce n’a donc pas plus varié pendant les temps géologiques, que durant la période de l’homme....... les espèces ont conservé, au contraire, leur stabilité jusqu’à ce que des conditions nouvelles aient rendu leur existence impossible; alors elles ont péri, mais elles ne se sont pas modifiées». Se non che, il Godron, come si vede, negava addirittura la possibilità d’una trasformazione; e, come logica conseguenza, accettava l’ipotesi delle creazioni successive: «...... et tous ces faits» egli conchiudeva, «nous démontrent la pluralité et la succession de créations organiques spéciales aux divers âges de notre planète (p. 333)».