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il concetto di specie in biologia 255

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I prodotti della fecondazione saranno cioè: per 14 dominanti, per 14 recessivi, per 12 dominanti e recessivi; cioè la discendenza sarà composta per un quarto d’individui col carattere paterno, per un quarto d’individui col carattere materno, e per l’altra metà di ibridi, cioè proprio come nella formula 1A + 2H + 1L ricavata dagli esperimenti.

Questa ipotesi della indipendenza dei caratteri paterni e materni nelle cellule germinali, che rende così ben ragione dei fatti che si verificano nell’ibridismo, trova forse anche un punto d’appoggio nella indipendenza della cromatina materna e della cromatina paterna (sostanza nucleare) constatata nelle ova fecondate e nelle cellule risultanti dalla segmentazione dell’ovo osservata in certi animali (Ascaris Cyclops): e forse anche nelle recenti osservazioni sull’esistenza e il modo di comportarsi di certi elementi cromatici (eterocromosomi) nelle cellule germinali di alcune specie d’insetti[1].

Senza star qui a riferire le osservazioni e gli esperimenti fatti sugli incrociamenti dei monoibridi con uno dei genitori, nè quelli sulla verificazione delle leggi del Mendel anche nei polibridi, (ibridi cioè derivanti da genitori distinti in due o più coppie di caratteri antagonisti), mi contenterò di dire che essi confermano le leggi suddette, sebbene l’analisi si faccia sempre più complicata con l’aumentar del numero dei caratteri, e rendono sempre più evidente l’indipendenza dei caratteri specifici e il fatto che negl’ibridi non s’introduce nessun nuovo carattere. Perciò giustamente il de Vries conchiude che «le forme, che negl’incrociamenti reciproci seguono in tutti i loro caratteri le leggi del Mendel, debbono ritenersi come varietà d’una medesima specie», fissando così, per la prima volta, in base a una nozione precisa, il concetto di «varietà» e nettamento contrapponendolo a quello di «specie elementare». «La differenza fra neoformazione e trasmissione di abbozzi (di caratteri) corrisponde a capello alla differenza, che i migliori sistematici hanno cercato di stabilire fra specie e varietà».

  1. Potrà utilmente consultarsi in proposito l’articolo di E. G. Conklin. The Mutation theory from the standpoint of eytology, in Science, 1905; ivi, pag. 521-540, sono, con questo, altri cinque articoli intorno alla Teoria della mutazione. Si vegga anche il recente articolo di O. Lévy, Sull’Eredità, nelle Ergebnisse der Physiologie, Anno V, Wiesbaden, I. F. Bergmann, 1906.
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