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346 rivista di scienza

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È qui il luogo di dire che il Rignano distingue una zona germinale effettiva che è la zona centrale, e una zona germinale apparente che sarebbe costituita dalle cellule sessuali; e che anche la sostanza delle cellule sessuali del nuovo organismo mercè un trasporto naturale vero e proprio o per gli impulsi provenienti dalla zona centrale, verrebbe ad acquistare le proprietà medesime della sostanza costituente questa zona.

Se completiamo ora il concetto di elemento potenziale specifico col concetto di accumulatore nervoso specifico elementare e ammettiamo inoltre che questo accumulatore di cui si è arricchita la sostanza germinale per effetto dello stimolo funzionale, possa scaricarsi poi durante l’ontogenesi successiva e dare una corrente nervosa della medesima specificità di quella che l’ha fatto nascere, avremo la chiave per spiegare l’ereditarietà dei caratteri acquisiti.

Questa ipotesi, anzi questa doppia ipotesi «d’un accumulatore nervoso formato e deposto dalla medesima corrente specifica che esso potrà in seguito restituire» è il nocciolo di tutta la spiegazione. Possiamo perciò fare a meno di seguire l’A. nello svolgimento della medesima, la quale per quanto semplice e ingegnosa non è però che una spiegazione apparente perchè, come ha già notato Le Dantec[1], il Rignano, per spiegare la riversibilità del rapporto tra le modificazioni del soma e quelle della sostanza germinale, che ne derivano, non fa altro che immaginare la riversibilità di un rapporto perfettamente analogo tra una corrente nervosa specifica (modificazione del soma) e un accumulatore nervoso specifico (modificazione della sostanza germinale). La spiegazione presuppone dunque già come reale quello stesso processo di cui essa era destinata a mostrare la possibilità, simile in questo a molte delle teorie dell’eredità fin qui escogitate.

Per concludere, se il sistema ideato dal Rignano nel suo insieme, e nella sua forma attuale, si presta, secondo me, a molte critiche, l’idea fondamentale dell’ipotesi centro-epigenetica per sè stessa, in quanto si riferisce unicamente allo sviluppo individuale potrebbe essere vitale, e cioè servire di punto di partenza a nuove ricerche o a più adeguate ipotesi. Ma anche per altri versi questo libro merita di essere segnalato. Anzitutto esso rappresenta uno dei più poderosi sforzi che abbia fatto l’Italia per abbracciare in una sintesi i disparati fenomeni della vita; e inoltre, scaturito da una mente originale, che guarda spesso i fatti da un punto di vista nuovo e con occhio sorpreso, il libro riesce pieno di vita e suggestivo in sommo grado. Ognuno, ma specialmente chi vive in questo ordine di problemi, non può non averne incitamenti e stimoli.

  1. Revue philosophique, 1906, pag. 417.
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