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86 rivista di scienza

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:96|3|0]]«albero genealogico»; alle successive creazioni ex novo del Cuvier si costituisce la graduale evoluzione per continua trasformazione delle forme le une nelle altre.

Il Darwin si espresse fin dal principio in maniera molto esplicita. Per lui, le varietà sono specie in formazione, le specie, generi in formazione e così via. La specie è un termine convenzionale. «.... Io considero il termine specie come un termine dato arbitrariamente, per comodo, a un gruppo di individui che si somigliano molto fra di loro e che esso non differisce esenzialmente dal termine varietà ....»[1].

Sembra a prima giunta curiosa questa contraddizione in cui cade il Darwin, d’intitolare il suo libro «Origine delle specie», di riferirsi continuamente alle specie e di negarne poi l’esistenza come entità naturali. Come mai può trasformarsi o modificarsi e originarsi una cosa che non esiste? Ma può questa obiezione essere ritenuta, fino a un certo punto, sofistica, se si consideri che il Darwin parla sempre di lente e graduali trasformazioni, le quali sono per un lungo periodo poco o nulla sensibili, ond’è che, per un simile periodo, le nostre suddivisioni convenzionali hanno, in fondo, lo stesso valore che se corrispondessero ad altrettante suddivisioni realmente esistenti in natura. Inoltre, il Darwin lascia impregiudicato il problema delle prime origini. Dove, invece innegabilmente più incerto è il terreno sul quale si muove il darwinismo è nella circoscrizione dei gruppi, sia pur provvisori, di cui esso vuole apprezzare la mutabilità.

È chiaro che se noi non c’intendiamo bene sui limiti e sul valore di un gruppo in un dato momento, non potremo sapere se e quando i limiti saranno cambiati nè qual valore attribuire al gruppo. «Le varietà sono specie incipienti»; sta bene, ma perchè quest’affermazione abbia un significato, bisogna pur che si sappia precisamente che cosa sia una varietà e che cosa una specie.

Ora il Darwin mette la sua base d’operazione nelle specie linneane, senza cercare di esaminarne accuratamente il contenuto. Inoltre egli annette un significato molto largo e incerto alla parola varietà e nè anche in questo caso si preoccupa di determinarne esattamente il valore. Ma è tuttavia evidente che, in tutta l’opera del Darwin e dei suoi continuatori, sono

  1. Darwin - Origine delle specie, 6° ed., pag. 42.
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