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la medaglia dei dottori di collegio di como 69

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista italiana di numismatica 1889.djvu{{padleft:86|3|0]] Sono smarrite o andarono perdute le lettere al Collegio dei dottori: molte peripezie toccarono all’archivio di quel sodalizio e già in tempi prossimi ad Innocenzo XI si lamenta sperpero di carte. Comunque è certo che il pontefice non dimenticò i suoi colleghi. E con una bolla[1] spedito da Roma a 25 novembre 1688 Benedetto Odescalchi lasciava documenti irrefutabili del suo amore alla patria, del suo affetto al Collegio dei dottori. Nella precitata bolla egli afferma solennemente d’appartenere al Collegio: Nos de numero Collegii Doctorum civitatis Comensis unde ortum accepimus, ecc. E verso i colleghi è prodigo di grazie e privilegi: gli assolve da ogni pena ecclesiastica, censura, interdetto o scomunica nella quale potessero essere incorsi: nomina ciascun dottore presente e futuro, al suo entrare nel sodalizio, conte Palatino e cavaliere della milizia Aurata, decorandolo del relativo ordine con tutti i privilegi, prerogative esenzioni, favori, grazie, indulti, ecc.: concede la facoltà di creare Notari, e Giudici Ordinari previo coscienzioso esame: dà la più larga autorità per legittimare chiunque sia nato da non giusto connubio; concede di creare dottore nel diritto canonico e civile chiunque dopo i necessari studi essi credessero idoneo, nonché di creare dottore in medicina chiunque avesse superato un esame in tal arte da tre maestri scelti dal Collegio. Questi, per sommi capi, i privilegi della Bolla di Innocenzo: larghi oltre ogni dire ed appunto perchè tali ebbero a durare lunghe fatiche i nostri dottori per vederli riconosciuti... e non tutti dal Governo Regio.

  1. Vedi documento A in appendice. Questo ed il seguente documento B esistono in copia all’Archivio di Stato, e mi furono favoriti dal ch. cavalier Biancardi, che infinitamente ringrazio.
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