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56 tarquinio gentili di rovellone

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La quale interpretazione è sorretta dal fatto che Giovanni XII, solo fra tutti i papi, volle aggiunto nelle sue monete il titolo di Domnus[1]. Per gli altri è bastato segnar nelle monete Papa onde indicare la unione, che ritengono indissolubile, della potestà civile con la religiosa. A Giovanni XII non basta Papa; vuole aggiunto Domnus, al preciso scopo di tener disgiunte le due potestà. Scopo ben giustificato per un Ottaviano figlio e successore di quell’Alberico, che, fattosi tiranno di Roma, potè poi affermarne la Signoria o il principato nelle monete dei due papi Marino II ed Agapito II, come già si è accennato.

Somma fallacia della umana previdenza! La prima a pericolare per papa Giovanni fu proprio la potestà civile, in parte oppressa, in parte minacciata dai re d’Italia Berengario II e suo figlio Adalberto. Ed ecco che, non Ottaviano, Signore di Roma, ma Giovanni, papa, manda ambasciatori ad Ottone re di Germania, con promessa della corona imperiale, se, previo giuramento, fosse sceso in Italia a liberare la Chiesa dalla tirannide che la opprimeva, e a restituirle la pristina libertà[2]. Ed Ottone venne. Intraprese la guerra per la conquista del Regno d’Italia, e cinse con grande solennità la corona imperiale. E allora con formale stipulazione, affidata

  1. Domnus (non Dominus, vedasi la nota 1 a pag. 74) titolo or di onore or di potestà, nello stesso doppio significato, benchò meno esteso, dell’odierno Signore. Il Cinagli, seguendo l’Argelati ed il Fioravanti, attribuisce a ciascuno de’ papi Giovanni XI e Giovanni XIII una moneta col Domnus; il Promis giustamente le rivendica a Giovanni XII.
  2. Palatii, l. c. col 121.
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