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le monete dei pontefici romani, ecc. 67

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista italiana di numismatica 1890.djvu{{padleft:70|3|0]]divulgata perchè si credesse, ma non esisteva realmente[1]: che gli estesi poteri esercitati da Ottone in Roma provenivano da personale delegazione di Leone venuta meno con la morte di lui. Non fu tanto quindi l’odio destato dai rigori di Giovanni XIII, che scosse i romani, come crede il Muratori, quanto il cessato timore d’incontrar l’ira del potentissimo Imperatore, che se ne restava lontano, e parea indifferente, nel suo regno di Germania, dopo morto Leone VIII, il Papa ch’egli stesso avea fatto eleggere, e che perciò aveva dovuto sempre e ad ogni costo difendere. Nè bisogna negare, che la sperata indipendenza dalla autorità imperiale potesse ridestar più forte nei romani la tendenza che ovunque e potente cominciava a manifestarsi, verso l’autonomia e le libertà comunali.

Errarono grandemente i romani nel supporre la indifferenza dello Imperatore nelle cose di Roma. Ottone il grande non dimenticava, e molto meno mancava ai giuramenti fatti nello assumere la corona imperiale. Egli fu irritatissimo della nuova ribellione e dopo la metà di Agosto dell’anno 966, mosse per l’Italia al doppio scopo di riparare ai disordini di Roma, e di combattere in Lombardia le sedizioni di Adalberto figlio di Berengario. Il timore scosso da errata supposizione ritornò vigoroso nell’animo dei romani di fronte alla realtà dei fatti. Aveva appena Ottone I messo il piede in Italia, ch’essi richiamarono spontaneamente il Papa, che circa dieci mesi innanzi avevano, prima liberamente eletto, poscia

  1. È ben possibile, che i cronisti germanici si facessero promulgatori di ciò che si volle far credere ai romani per viemmeglio tenerli in soggezione.
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