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74 tarquinio gentili di rovellone

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista italiana di numismatica 1890.djvu{{padleft:77|3|0]]disgiunzione, ma unione delle due lettere, secondo l’uso dell’epoca, danno certo ragione al Fioravanti. Anche perchè solo a Dio era allora riservato il titolo di Dominus e Imperatori e Papi non eran che Domni, come dimostrano gli atti autentici pervenutici senza errore di copisti[1]. Giovanni XII è stato l’unico Papa che abbia segnato il domnus nelle monete, lo stesso titolo nella moneta in esame, fa attribuir questa a quel Leone che immediatamente, anzi contemporaneamente gli successe nel pontificato.

Anche più singolare in questa moneta è la rozzezza del conio, e il disegno quasi barbaro della mezza figura del rovescio. Ciò non solo la distingue dalle due precedenti, ma ben anco dalle altre che in quel tempo uscivano dalla zecca pontificia, ed autorizza a ritenerla non battuta in Roma. Se così è, nè pare possa dubitarsene, deve pur ritenersi fattane la coniazione quando il Papa stette assente da Roma, costretto a fuggire per togliersi alla vendetta di Giovanni XII. Ma, fuori di Roma, la moneta non fu certo coniata per fatto e per ordine di Leone: ce ne assicura la leggenda del dritto al terzo caso lo attribuitogli titolo di Domnus, usato dal solo suo predecessore, e per ragione affatto speciale, alla quale Leone, semplice primo archivista innanzi di esser Papa, era ben lontano dal poter partecipare.

Sospetta il Promis che la moneta provenga da qualche città del patrimonio della Chiesa, indipendente dallo Imperatore, nella quale il Papa si fosse

  1. La regola era così espressa: «Coelestem — Dominum — terrestrem dicito — Domnum
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