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rappresentazione di abramo e agar. 13

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Noi ti vogliam pregare

Che tu voglia ascoltare
Con silenzio et amore;
E d’ogni nostro errore
Scusa, chè di fuor siamo;
E come amaestriamo
Qui questi giovanetti,
Acciò che più perfetti
Sien per dire in Fiorenza,
Dove per eccellenza
Bisogna mostrar l’arte,
E qui basta far parte
E gli esempli sien buoni.[1]
Or su, date ne’ suoni
Ch’io conosco nel volto

Ciascuno esser ben volto;

State in silenzio, e per premio io prometto
Esemplo, pace, amor, gaudio e diletto.


Finita l’annunziazione il festaiuolo va a sedere. Et Abraam sta a sedere in luogo un poco rilevato e Sarra appresso a lui et a’piedi loro da mano destra debbe stare Isac, e da mano sinistra un poco più discosto debbe stare Ismael con Agar sua madre; et alla fine del palco da man destra debbe essere lui altare, dove Abraam va a fare orazione, et alla mano sinistra alla fine del palco ha a essere uno monte in sul quale sia uno bosco con uno arbore grande, dove arà apparire una fonte d’acqua a modo di pozo, quando sarà il tempo.


Abraam dice a Sarra:

  Stu pensi, Sarra mia, con diligenza,
Iddio ci porta un singulare amore,
Considerata la gran previdenza
Ch’ha auto sempre al ben nostro et onore
Nella Caldea, e qui per la influenza
Della gran fame, mi spirò il Signore
Ire in Egitto, e tu meco venisti

E da lui d’ogni ben fummo provisti.
  1. Intendi: ci serva di scusa che siamo fuor di Firenze e che ammaestriamo nel ben dire questi giovanetti ec.
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