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rappresentazione di abramo e agar. | 21 |
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Et io la presi alle rete cor mano,
E sai ch’io m’ero appunto dormentato.
El Gobbo risponde:
E s’io beevo un bicchier più o un sorso
Innanzi a voi io abracciavo un orso.
Risponde il Primo Compagno dileggiando il gobbo:
Io credo quando e’ ti creò natura
Ch’ella inparava, o la ponea a piuolo.[1]
Risponde il Gobbo:
E così com’io son, non ho paura
Di te, nè di nessuno a solo a solo;
Si che non mi bravar.
El Primo dice:Guarda figura,
Che dice: non bravar.
Risponde il Gobbo:Guarda figliuolo,
Che puo’ tu far?
Risponde il Primo Compagno:
Darti; nè più nè meno.
Risponde il Gobbo:
A chi?
Risponde il Primo Compagno:
A te.
Risponde il Gobbo:Di’ pur: noi ci daremo.
El gobbo cava fuor l’arme per azuffarsi, et Ismael gli divide e dice:
Ecco a bravare e farsi dispiacere;
Dica ognun quel che vuole, e ’l dar si stia.
Ma si sarebbe preso cinque fiere
E le son due; le fien volate via.
Egli è ben ver che non si può sapere
Da’ cacciatori un ver che stato sia,
E non dite più cosa che dispiaccia.
Andiamo a cena, a fare un altra caccia.
Partonsi, et Ismael veggendo Isac dice al secondo compagno:
È questo Isac che vien qua per via?
Risponde il Secondo Compagno:
- ↑ Crederei che volesse dire: o la volle far proprio te, così brutto come sei. I contadi in quando piantano a piuolo certe erbe, sono obbligali a farlo cespo per cespo. Così la natura, se pur non fece un imparaticcio e un abozzo, volle proprio con cura e apposta, farti così come sei.