Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
xvii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu{{padleft:23|3|0]]abbia impiegati i versi sdruccioli negl’interi coraponimenti, e sia riuscito in essi a gran laude. Ciò nondimeno la povertà delle rime rendendo questo metro sommamente difficile lo tragge non di rado a far uso di latinismi e di rancidumi di lingua. Ad onta di ciò vi s’incontrano de’ versi ammirabili, e tali, che quali adagi, e sentenze si figgono nella memoria, come per esempio:
L’invidia, figliuol mio, se stessa macera,
e quelli
Nell’onde solca, e nelle arene semina,
E il vago vento spera in rete accogliere
Chi sue speranze fonda in cor di femina.
Alcuni critici hanno opinato che mostruosa sia l’indicata mistura di prosa e di verso, siccome un composto per dissomiglianza e contrarietà di parti difforme[1]. Io con loro convengo, quando improvviso sia il salto dalla prosa al verso, e senza alcuna data occasione, o motivo di cangiamento. Allora troppo bruscamente colpisce la discrepanza. Questa però men disconviene alla lingua francese, che alle altre, poichè il suo poetico numero è poco sensibile, e i suoi versi noti appajono per lo più che una prosa rimata. Questa per avventura è
la ragione, per cui ia poesia francese più di