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lettere di fra paolo sarpi. | 93 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:101|3|0]]sono perduti se le ragioni stanno in concordia; Francia è perduta senza questo. Non è in necessità di guardarsi da altri più che da loro; eppure sono nelle viscere, e di loro può dire Francia: Lupum auribus teneo. Se piacerà a Dio di donar tanta grazia alla Repubblica di saper ben disporre questo particolare, tutto passerà bene; ma è da temere la superstizione femminile.[1] Non si è trattato, com’io indovinava. Ma che si farà di Condé in effetto della pratica di Spagna? Già il principe di Condé partì per le poste verso Fiandra; ha avuto denari pel viaggio, e forse per altro.[2] Non ha giudicato Spagna volerlo trattenere come da poco, ma l’hanno avventurato come colpo perduto.
Io stimo molto che ’l maresciallo di Buglione debba aver parte nel Consiglio, essendo fama qui di lui, che sia certo molto ben fatto, ed anco sopra l’eccellente; ma de’ Ghisardi non spero troppo bene.[3] Mi sarebbe troppo grato sapere perchè si sia fatta mutazione nella pedagogia del re, e che male gli si sia trovato intus; e similmente riceverò favore di essere avvisato se alcuna cosa si tratterà de’ Gesuiti.
Non ho ancora veduto il gentiluomo che V.S. mi raccomanda. Quando verrà in questa città, io
- ↑ Cioè della regina reggente; e tanto più che quest’era italiana e del sangue dei Medici. I successi mostrarono quanto fosse fondato quel timore.
- ↑ Gli Spagnuoli, dice qui il Bianchi-Giovini, “gli fecero grata accoglienza, sperando col suo mezzo di versare la discordia nella famiglia reale.„ Egli, diffatti, dopo la morte di Enrico, pretese che la corona di Francia fosse a lui devoluta; ma non trovò seguaci abbastanza che si facessero sostegno della sua ambizione.
- ↑ Vedasi la Lettera dei 12 ottobre di quest’anno medesimo.