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lettere di fra paolo sarpi. | 95 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:103|3|0]]di momento. Andrà il bassà con potente esercito contra i Persiani, non per altro che per avvantaggiarsi nel trattato della pace.
Nel finire di questa lettera, vorrei intendere il parere di V.S. sopra la fratería di Francia. Che i suoi re debbano morire sotto pretesto di religione e per mano di frati, e debba essere governata da una donna da Fiorenza? Vorrei sapere se il naturale della regina è superstizione, e s’è inclinata a metter affezione e dipendere da persone particolari.[1] La curiosità è per consolarmi con le speranze, ovvero prepararmi a sopportare più facilmente e a raffrenare la mente.
- Di Venezia, 22 giugno 1610.
CXLVI. — A Filippo Duplessis Mornay.[2]
Ho letto le lettere da V.S. scritte all’Asselinau, prudenti, invero, e in tutto conformi al modo mio proprio di vedere. Ci credevamo ormai prossimi a vedere il parto desiderato; ma ogni speranza è morta colla vita stessa del re. Perchè, quando pure per via della guerra non si dischiuda qualche adito alla libertà di coscienza, non oseremo giammai di parlare liberamente. Tanto noi siamo Italiani! Pochi intendono a rettamente operare; e quelli che ciò vorrebbero, non vi si accingono fuorchè con ogni lor pro-