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102 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:110|3|0]]e là posto sopra un solaro, furono lette le sue colpe e fatta la sentenza: che dovesse esser escluso dal gremio della santa Chiesa come eretico relasso, e consegnato al governatore di Roma per esser castigato; con preghiere però che non fosse punito di pena di sangue.[1]
A questa cerimonia, che durò qualche ora, Fra Fulgenzio stette sempre guardando in alto, nè mai parlò: la comune opinione fu ch’egli avesse uno sbavaglio in bocca. Finita la cerimonia, fu condotto nella chiesa di San Salvatore in Lauro e là degradato; e la mattina seguente, in piazza di Campo di Fiore, fu impiccato e abbrugiato.
Se le cose appostegli siano vere o calunnie, le opinioni sono varie: ma alcuni, presupposto anco che sieno vere, non restano di dire che li sia stato fatto torto; poichè, stante il salvo condotto, non si poteva mettere a suo pregiudizio quella abiurazione, e averlo per relasso. Io non so che giudicio fare, benchè il principio e il fine sieno manifesti; cioè un salvo condotto e un incendio: li mezzi restano in occulto; ma da questo si può ben concludere che il papa ha poco buona disposizione verso Venezia. Oltre a che, molti altri indicii fanno manifesto l’istesso; e pertanto al padre Paolo conviene usar molta cauzione.[2] Egli però non mancando delle cose ordinarie, rimette il rimanente in Dio; certo che tutto sarà
- ↑ La solita, più della crudeltà, scellerata ipocrisia.
- ↑ Forse, la brutta istoria veniva aggiunta, o tutta la Lettera era scritta per mano del Micanzio. Nel paragrafo che segue, in fatti, si torna a ricadere in quelle che noi altrove chiamavamo imprudenze; considerando ai rigori sì noti del veneto governo, e al contegno sopra di ciò tenuto ordinariamente dal Sarpi.