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lettere di fra paolo sarpi. 111

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:119|3|0]]di Religione romanesca: il che non può dispiacerci, come utile esempio ed eccitamento a quei che professano la Religione riformata. Faccia Dio che ogni successo ridondi finalmente a sua gloria; mentr’io lo prego che voglia rendere la S.V. eccellentissima sempre più adorna di tutte le sue grazie. Stia sana.

14 agosto 1610.




CL. — Al nominato Rossi.[1]


Per questo corriere ho ricevuto due di V.S.; una delli 14, altra delli 12. La seconda, inviata al Castelvetro, è capitata sicura: contuttociò quella via, per degnissimi rispetti, non è da continuare; perchè, quantunque la persona sia d’ottima mente, nondimeno altrettanto mancamento ha nella prudenza, ed è osservata dall’Inquisizione, essendo anche stato per lo passato abiurato e circondato da spie.[2] Prego V.S. affettuosamente, che mi faccia grazia di non mi scrivere se non per i plichi pubblici, e mi creda certo ch’io ho grandissimo rispetto di pregarla di ciò, desiderando che le mie preghiere sieno tanto efficaci appresso V.S., quanto sono affettuose e necessarie.

Nel tempo che m’arrivò il plico, si trovò qui a visitarmi un servitore del signor di Polignac, al qua-


  1. Dalla Raccolta edita in Capolago ec., pag. 225.
  2. Non può qui parlarsi del celebre Lodovico, il quale era morto sino dal 1571. È curiosa tuttavolta la ripetizione del nome, con quella di certe notabili circostanze: il che non può non ricordarci che il Castelvetro ebbe un fratello (Gian Maria) e forse nipoti, esuli al pari e insieme con lui, e propendenti alla religione riformata.
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