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168 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:176|3|0]]retto alla regina in favore dell’Università, recato in italiano e non so dove stampato. Gliene mando un esemplare.
CLXIII. — A Giacomo Gillot.[1]
Vidi, finalmente, con animo lietissimo, il nipote di V.S., che da tanto tempo aspettavo: così fossemi stato concesso offrirgli qualche segno d’onore! Ma il tempo corto e la modestia soverchia di lui mi privarono della sodisfazione di mostrargli in qual che sia modo la mia servitù. Il nipote presente svegliavami con piacere la immagine dello zio, e solo dolevami non poter fare omaggio anche ad esso. Cercai della S.V. con gran premura, e godei che in tale età possegga interezza di sensi: voglia Dio che ciò sia per lunghissimo tempo! Il nipote è partito per venirsene a Lei con lento viaggio, dopo aver percorso e visitato le città della Lombardia. Fino a qui gli arrise la condizione dell’atmosfera, che si mantenne serena: ora credo che si sarà accostato ai monti, e che Ella lo rivedrà poco dopo l’arrivo della presente. Come a me disse, le porta un esemplare del libro del Bellarmino: in altro tempo mi sarei dato cura di mandargliene uno io medesimo.
Intorno al qual libro, cotesto pretore urbano ha preso invero provvedimenti degni del re e del regno. Quanta sfrontatezza in questi uomini che amano dirsi santi, e non soffrono si dica di loro la verità, e tutto si fanno lecito anco verso gli unti del Signore! In
- ↑ Pubblicata come sopra, pag. 14.