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lettere di fra paolo sarpi. | 187 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:195|3|0]]però ci desidererei più il decoro, e la esplicazione di alcune circostanze necessarie.
Quanto al continuare la nostra comunicazione, a V.S. sarà facile, perchè mi capiteranno sicure tutte le lettere che anderanho in mano di Barbarigo; ma le mie a V.S. sentiranno difficoltà, perchè io non so come egli le potrà far capitare costà per via sicura. Dell’ambasciator nuovo non convien fare assegnamento, per esser papista, non per inganno ma per malizia. Sto pur con speranza di qualche buona apertura che sia portata da tante occasioni che sono in campo; senza che, quantunque le lettere fossero tutte in cifra, non sono sicure, potendo capitare in mano di chi abbia forza di comandar l’interpretazione. Contuttociò, nel primo ozio che mi troverò avere, vado pensando di comporne una, che abbia del facile e abbondante. Non posso esser più lungo, se bene averci un mondo di cose da discorrere con esso lei, non assecurandomi del buon recapito della presente: per il che farò fine baciandoli riverentemente la mano.
- Di Venezia, 1 gennaro 1611.
CLXVIII. — A Giacomo Gillot.[2]
Devesi ai maneggi dei romaneschi, se a un tempo ci giunsero e i forti decreti del regio Senato,
- ↑ ad intendersi la città di Douay. Di sopra, ove ponemmo, come in più altri simili luoghi, Tocsin la stampa ginevrina fa leggere Tocconi. Più innanzi (alla pag. 189) abbiamo esposta la nostra opinione sui tanti opuscoli che un tempo attrassero l’attenzione e le cure finanche di un Sarpi, e che la posterità ebbe poi pienamente dimenticati.
- ↑ Edita in latino, tra le Opere ec., pag. 17.