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lettere di fra paolo sarpi. 197

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:205|3|0]]e esaminato immediate con molta segretezza, senza che si possa saper nè la materia nè la persona. Qui si parla assai di quella prigionia sopra la morte del re; ma du Tillet m’assicura che non è niente. Non so se l’interesse lo faccia parlare, o pur perchè sappia quanto si può scoprire.

Il padre mandò a monsieur di Thou le cose promesse dall’ambasciatore Nani; ma egli non ne ha dato, nè il padre sa come uscir di quell’obbligo. Mi resta dire a V.S. solamente, che il duca di Savoia ha posto taglia, dove caverà un milione, con total rovina del suo paese. Il signor Molino e padre Fulgenzio le baciano la mano, e io insieme con loro e con maggior affetto, pregando Dio che le doni ogni prosperità.

Di Venezia, li 15 marzo 1611.




CLXXII. — Al medesimo.[1]


Questa è la seconda che scrivo a V.S. per via di Torino: per l’altra le diedi conto della ricevuta di tutte le sue; l’ultima delle quali fu delli 15 febbraio. Al presente accuso la ricevuta di quella del primo stante, per la quale veggo la necessità che ha la Francia di fare qualche buona provvisione contra i Gesuiti; e senza dubbio, sono incompatibili gli interessi dell’una con quelli degli altri. Io credo bene che i Riformati vi penseranno, e che di là nascerà qualche rimedio: altrimente veggo eccitata guerra civile.

Avrà V.S. ricevuto, insieme con la precedente mia,


  1. Stampata come sopra, pag. 339.
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