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lettere di fra paolo sarpi. | 207 |
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È necessario temere la congregazione dei Gesuiti: sarà un consiglio de’ volpi, e impenetrabile a tutti.
Al signor Molino rincresce di non poter servir V.S. come sarebbe il suo desiderio, perchè l’ama e osserva affezionatissimamente. A me rincresce di esserle servitore inutile, e che quantunque studi d’incontrar occasione per renderle qualche segno della mia affezione e servizio, sono così da poco che non ne ritrovi alcuna; il che mi farebbe arrossire, quando non fossi sicuro ch’Ella riceve anco l’animo solo.
Non ho potuto ancora vedere oggi il signor Assellineau per rendergli la allegata, ma la riceverà innanzi che sia notte. Le bacio riverentemente la mano, insieme con il signor Molino e Padre Fulgenzio.
- Di Venezia, li 14 maggio. 1611.
CLXXV. — Al medesimo.[1]
Io stimo tanto poco le occorrenze che passano qui, che mi par sempre dover annoiar l’amico, quando ne avviso alcuna. Il che è causa, che con gran difficoltà mi metto a scrivere, se qualche precedente lettera non me ne porge l’occasione. Questa è la vera causa per la quale restai di scrivere a V.S. per quello spaccio quando non ricevei delle sue. Io non posso se non chiederne perdono, come faccio d’ogni mia azione con quale non gli dia intero gusto.
Ho ricevuto la sua del 10 maggio, la quale mi ritiene tra la speranza e il timore. Intorno le cose
- ↑ Stampata come sopra, pag. 360.