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lettere di fra paolo sarpi. | 209 |
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Veramente è cosa grande che in ogni Stato i predicatori parlino contro il governo presente. Scrissi a V.S. quella di Napoli: qua ancora è avvenuto qualche inconveniente la quaresima passata. Costì ancora li Gesuiti non cessano di parlare sediziosamente. Concludo che non si potrà levar l’abuso, lasciando la predica: il modo si troverà poi di provvedere altrimenti alla predica medesima. Scrissi a V.S. d’aver veduto quel libro di...[1] e non l’aver stimato, non perchè le conclusioni non siano perniciose, ma perchè sono trattate in maniera che persuadono il contrario a persone di cervello. Però quel libro non si vede qua: credo che siano chiari i motivi di non aver ingresso. Ma che ignoranza è quella di Fiorenza in favorire una tal dottrina, della quale dovrebbe egli temer più di qualsivoglia altro, essendo principe nuovo e occupatore della repubblica? Certamente par che Dio acciechi questi savi.
A quello che V.S. mi dimanda con sì grande istanza, è verissimo che non li cardinali soli, ma tutta la corte è stata gravissimamente offesa, che il cardinale Doria si sia sottoscritto all’editto contro Baronio per la pubblicazione in Sicilia; ma considerando nella congregazione che provvisione avrebbe potuto fare, non è stato proposto altro partito, salvo che di aver pazienza.
Le cose di Praga, e dirò di tutta Germania, non posso dire d’intenderle, se mi mutano d’aspetto ogni
- ↑ Lacuna della precedente stampa. Crediamo però alludersi al libro che, nella Lettera CLXXIV si dice “scritto dal confessore della granduchessa madre di Toscana,„ in risposta al re d’Inghilterra.
Sarpi. — II. | 14 |
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